0 RESIDUI, 0 SCARTI, PER PRODURRE GLI ALIMENTI DEL FUTURO.

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E INTANTO IN SERRA E CAMPAGNA

A partire dal 24 febbraio 2018, data di inizio del progetto, le attività svolte in serra e campagna da parte dei componenti del GO InORTU hanno sempre più risentito dell’ “impronta” del progetto, puntando:

  • alla necessità di ampliamento dei mercati e della varietà di produzioni vendibili;
  • al migliore utilizzo di manodopera e risorse, tra cui la valorizzazione del calore di risulta dell’impianto a biogas e, in una prospettiva a breve, anche la CO2 emessa dall’impianto;
  • alla richiesta di innovazione, per una completa valorizzazione del prodotto, inclusa la quota scartata dai mercati, ma valorizzabile per i suoi contenuti nutraceutici e le fibre per impieghi tecnologici.

Sotto il profilo operativo, i tecnici del GO hanno individuato una gamma di specie ortive interessanti, nell’intento di allargare la gamma dell’offerta, e -grazie all’attenta programmazione varietale- sono state scelte quelle idonee all’inserimento in un ambiente, come l’Alta Valtiberina, con un periodo utile di crescita relativamente breve. Oltre alle nuove tipologie produttive, ad esempio per il pomodoro, sono stati adottati anche mezzi tecnici innovativi, associati a strategie preventive e di contenimento di fitopatie e fitofagi, a basso impatto ambientale.

Le colture ortive in serra, in produzione da aprile 2018 a fine 2019, sono state in particolare zucchino, pomodoro da mensa a frutto allungato e tondo, peperone e melanzana, con identificazione, per ciascuna, delle varietà meglio adattate a coltivazioni in seconda coltura e messa a punto di schemi di trattamenti corroboranti, atti a sostenere le produzioni in condizioni progressivamente più difficili con l’avanzare della stagione. Per il controllo di fitopatie e fitofagi mezzi tecnici fisici a carattere preventivo (trappole, reti, tessuto non tessuto) e curativo (impolverazioni senza apporto di principi attivi chimici), in associazione ad applicazioni mirate di insetticidi a basso impatto e persistenza.

La produzione nelle serre centralizzate (escludendo quindi le strutture presso le aziende dei Soci) è stata realizzata presso il Centro di Giove-Città di Castello, dove trovano sede:

  • Serre per la produzione di ortaggi: n°1 serra da 45 m x 88 m e n° 2 serre da 50 m x 88 m
  • Serre per la produzione di piantine: n° 6 serre da 5 m x 50 m

Un’altra coltura accettata con interesse dai coltivatori del GO è stata il fagiolo borlotto. Il controllo fitopatologico ha richiesto grande attenzione per la necessità della messa in atto di strategie integrate e preventive per la salvaguardia del fagiolo dalla minaccia del batterio fitopatogeno da quarantena Curtobacterium flaccunfaciens pv. flaccumfaciens (Cff), per il quale sono allo studio prove a carattere orientativo relative alla concia del seme con estratti naturali.  Il fagiolo borlotto è richiesto soprattutto dal mercato locale e, come per tutte le orticole da banco, richiede attenzione nella raccolta e nel confezionamento, occupando quindi molta manodopera. Al riguardo, il GO ha valutato diversi tipi di confezionamento, anche al fine di aumentarne la shelf-life.

Nel 2019 sono stati per la prima volta adottati alcuni accorgimenti agronomici e tecnici per migliorare le coltivazioni in campo ed in serra e ridurre il rischio di potenziali problemi fitopatologici nel medio-lungo termine:

  1. assolcatura del terreno con formazione di colmi su cui trapiantare le colture. Lo scopo è evitare che si formino eccessi idrici in prossimità del colletto della pianta, con conseguente sviluppo di fitopatie;
  2. tutoraggio delle colture, in particolare peperone e melanzana, per migliorare la qualità dei prodotti (forma, sanità, pulizia e riduzione delle scottature dei frutti);
  3. nel caso dell’irrigazione a goccia, posizionamento delle ali gocciolanti in prossimità della fila per diminuire i volumi d’acqua, concentrare i fertilizzanti a vantaggio della pianta coltivata, ridurre lo sviluppo di infestanti nell’interfila ed il calpestamento della manichetta, con conseguenti maggiori rotture;
  4. in alcuni casi, si è provveduto a ridurre l’interasse tra i gocciolatori sulla stessa ala, per aumentare l’efficienza dell’uso dell’acqua/soluzione fertilizzante distribuita;
  5. asportazione dei residui colturali aerei e radicali, soprattutto dalle serre dove si attuano avvicendamenti stretti di piante della medesima famiglia (ad es., solanacee come pomodoro e peperone) per evitare la trasmissione di malattie e nematodi attraverso la vegetazione.

Tra l’altro, i fusti residui della coltivazione del pomodoro si sono dimostrati le parti di pianta più idonee alla realizzazione di biochar, da utilizzare sia in serra che in pien’aria per aumentare la conservazione dell’acqua e lo stock di carbonio nel suolo,  mentre, in minor misura, si sono dimostrati in grado di fornire manufatti resistenti quando miscelati a bioplastiche. Ciò a causa della presenza di parti di fusto “vuote”, ma non accessibili ai polimeri aggiunti. . Per contro, i residui della coltura del peperone hanno evidenziato una buona attitudine alla produzione di vasi biodegradabili, ottenuti da bioplastiche.

Nel 2020 il progetto si è sviluppato in condizioni generali di lavoro estremamente difficili per le problematiche legate alla mobilità, alla gestione della manodopera ed al mantenimento di un elevato stato di sanificazione ambientale sia in serra che nelle successive fasi di allestimento della produzione per la commercializzazione.

Nonostante le difficoltà riscontrate, le serre sono state intensamente impegnate per la produzione di peperone, pomodoro e lattuga, nonché per una prova sperimentale di coltivazione di fagiolino per seguire mercati sempre più esigenti. Al fine di ridurre l’esigenza di trattamenti di difesa impattanti, e quindi nell’ottica delle richieste dei consumatori per prodotti “puliti”, è stato sempre considerato il rispetto delle buone pratiche agricole, ed in particolare delle rotazioni, anche se a stretto giro.

Gli obiettivi in campo e serra del progetto nel 2020 e 2021 sono stati:

  1. valutazione di nuove tipologie produttive e varietà migliorative per pomodoro (soprattutto allungato e tipo Piccadilly), peperone e melanzana;
  2. inserimento in coltura del fagiolino;
  3. crescente coltivazione di lattughe a ciclo invernale/primaverile ed autunnale, e zucchino a fiore persistente per il mercato di prossimità;
  4. nuovi progetti in float system: produzione vivaistica di piantine da trapianto e coltivazione di ortive e fragola;
  5. sperimentazione di nuove tecniche agronomiche, mezzi tecnici innovativi, tra cui le pacciamature biodegradabili, ed in particolare strategie preventive e di contenimento a basso impatto ambientale, per nuovi fitofagi e le principali fitopatie.

La strategia di controllo di fitopatie e fitofagi messa a punto nel 2020 e 2021

  • accurate lavorazioni del terreno a inizio coltivazione, per eliminare il più elevato numero di crisalidi svernanti;
  • protezione delle aperture delle serre con reti anti-insetto e sistema a doppia porta;
  • avvicendamenti con specie diverse dalle solanacee (ma attenzione anche al fagiolino, dove si hanno segnalazioni di alcuni dei medesimi fitofagi e fitopatie);
  • eliminazione per bruciatura delle parti di piante attaccate e dei residui delle solanacee precedenti;
  • eliminazione (diserbo) delle solanacee spontanee in prossimità delle serre;
  • monitoraggio e cattura massale con trappole a feromoni (da sostituire ogni 4-6 settimane);
  • trattamenti con Bacillus thuringiensis alle prime catture nel monitoraggio;
  • uso mirato di prodotti chimici con olio coadiuvante, alternando i principi attivi, per evitare l’insorgere di resistenze.

Le ortive trasformate
Pomodoro e peperone rappresentano una interessante opportunità, rispettivamente per il pomodoro semi-dry e il peperone in falde. A tal proposito, nel 2020 e 2021 sono stati approfonditi i seguenti aspetti:

  • studio e valutazione di nuove tipologie produttive per pomodoro e peperone, adatte alla trasformazione;
  • produzione vivaistica delle relative piantine usate per il trapianto dai Soci;
  • sperimentazione delle tecniche agronomiche più adatte alle nuove coltivazioni, incluso: (a) l’impiego di pacciamature biodegradabili per ridurre lo sviluppo delle infestanti e l’imbrattamento di terra dei frutti, ridurre il consumo idrico unitario ed ottimizzare la risposta alla micro/ferti-irrigazione; (b) l’uso di mezzi tecnici innovativi, ed in particolare strategie preventive e di contenimento a basso impatto ambientale, per nuovi fitofagi e le principali fitopatie;
  • ottimizzazione e valutazione agro-industriale dei processi di trasformazione, anche alla luce delle nuove tecnologie e del crescente impiego di energie rinnovabili e biocarburanti avanzati;
  • valutazione del processo di utilizzo dei residui della faldatura del peperone per la produzione di nutraceutici, che consente di ottenere principi attivi in quantità di sicuro interesse industriale.

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